La nuova ipotesi punta invece i riflettori su un'area cerebrale molto meno studiata, l'area tegmentale ventrale, abbreviata in VTA. Sono i neuroni di questa area che, attraverso lunghi assoni, rilasciano dopamina in diverse aree del cervello, tra le quali appunto l'ippocampo, promuovendone l'attività. lo studio compiuto su modelli animali affetti da forme genetiche di malattia di Alzheimer i neuroni preposti alla produzione di dopamina vanno incontro a una degenerazione precoce, mentre i neuroni ippocampali non presentano nessun segno di sofferenza. Questo ci ha indotto a ipotizzare che il decadimento cognitivo legato alla Malattia di Alzheimer non dipenda da una degenerazione dell'ippocampo, bensì dal fatto che all'ippocampo non arrivi dopamina nella quantità giusta e necessaria, essendo la VTA in degenerazione. Per cercare una conferma di questa ipotesi, si è andato a somministrare in modelli animali da una parte L-Dopa, un amminoacido precursore della dopamina, e dall'altra selegilina, una sostanza che contrasta la degradazione della dopamina.
dopo aver ripristinato i livelli di dopamina nell'ippocampo si è registrato un recupero completo delle funzioni mnesiche. Già oggi L-DOPA è somministrata ai malati di Parkinson, ma solo come soluzione ultima nelle fasi più avanzate della patologia a causa della sua tossicità e dei connessi effetti collaterali. Per questo motivo lo studio non ipotizza in alcun modo un uso terapeutico della dopamina.
Il risultato importante è un altro. Nelle ricerche effettuate sulle cause della malattia di Alzheimer e su nuove strategie terapeutiche questa ricerca sposta l'attenzione sulla VTA e il suo difetto di produzione di dopamina, rispetto al quale concentrarsi sull'ippocampo potrebbe significare guardare a un effetto del processo degenerativo anziché alla vera causa.
Un'ipotesi ulteriormente rafforzata dal fatto che la VTA rilascia dopamina anche al nucleo accumbens, un'area del cervello che modula invece un aspetto psicologico del comportamento umano: la motivazione. Un difetto di apporto di dopamina al nucleo accumbens provoca di conseguenza depressione e questo è un altro dei noti sintomi precoci della Malattia di Alzheimer. Un sintomo che spesso può perfino precedere le prime manifestazioni di perdita della memoria.
Lo studio ci spinge infine a ipotizzare un'analogia neurofisiologica tra Malattia di Alzheimer e Malattia di Parkinson. Mentre infatti la VTA trasmette dopamina all'ippocampo e al nucleo accumbens e, nel caso di un difetto di produzione, può danneggiare memoria e motivazione, la sostanza nera, un'altra area profonda del nostro cervello, produce dopamina e la rilascia principalmente al corpo striato, area del cervello coinvolta nel controllo del movimento, funzione che invece mostra peggioramenti al primo insorgere della Malattia di Parkinson.
Allo stesso tempo, problemi di movimento tipici del Parkinson possono presentarsi nelle fasi più avanzate della Malattia di Alzheimer, mentre la demenza tipica della Malattia di Alzheimer subentra nelle fasi più avanzate della Malattia di Parkinson.
Sulla base dei dati raccolti con il nostro studio ci sembra a questo punto lecito chiedersi quale meccanismo possa accomunare le fasi iniziali della malattia di Alzheimer e di Parkinson nella degenerazione dei neuroni dopaminergici della VTA e della sostanza nera.
Lo studio è stato finanziato dal Ministero della Salute nell'ambito del progetto Giovani Ricercatori
Data: 08/07/2017
Lo Staff / The Staff
American Europen Medical Center
Direttore del sito : Daniel Viennese
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